mercoledì 4 novembre 2009

Vizi capitali n.7: Avarizia

Quando penso all'avarizia mi torna in mente un film con Diego Abatantuono ("Eccezzziunale... veramente!" Non ricordo bene), dove l'attore si rivolgeva ad un secondo personaggio dicendogli: "Tu c'hai l'avidigia!". Avidigia rende più che avarizia. E' più malato come sentimento, più morboso verso le cose.
Fin da bambino ho sviluppato un approccio collezionistico alle cose. Fossero figurine, giornaletti, esperienze. Mi interessa ancor oggi quel senso di catalogazione che è un atto che supera il momento dell'acquisizione generalizzata, maturata da passioni improvvise, per garantire un inventario che è un modo di mettere ogni cosa al suo posto. Passare, insomma, dal magazzino di roba, di oggetti materiali, ma anche immateriali, quali ricordi, pensieri, sogni, ad una presa di coscienza che conduca ad un'"immagine" finale coerente, che abbia almeno senso, se non significato.

Credo che nessuno abbia saputo aiutarmi nel confronto con le cose meglio di Georges Perec, che attraverso libri quali "Le cose", "La vita istruzioni per l'uso" e quindi "L'uomo che dorme" ha sottoposto al lettore un trittico analitico, quasi psichiatrico sul mutare dello stato d'animo verso le cose.

Non sapendo rinunciare alla mia natura medio-avida (anche in quanto umana), natura animata anche dal senso del possesso e, in epoca consumistica, qual'è la nostra, direi dell'iperpossesso (ma avete mai visto una famiglia alle prese con i beni materiali offerti da un ipermercato?), credo che lo slancio passionale iniziale sia andato traducendosi nel tempo, se non nei fatti, almeno nella propensione, nelle prospettive, in qualcosa di simile al sentimento provato dal protagonista di "Un uomo che dorme" di Perec (testo del 1967, ovvero 40 anni fa... e sembra oggi!). Citando Perec: "Non voler più niente. Aspettare finché non ci sia più nulla da aspettare. Vagare, dormire, lasciarsi portare dalla follia (...). perdere tempo. Tenersi lontano da ogni progetto, da ogni smania. Essere senza desideri, senza risentimenti, senza ribellione".
L'avarizia, il tutto e subito sempre, come obiettivo, come indirizzo per una società senza finalità alcuna, se non quella dell'accumulazione. L'avidità che conduce al vuoto esistenziale, al suo opposto. Al possesso del nulla. Avidità=Indifferenza=Atarassia.
Fermarsi direi. Fermarsi un pò prima. Fermarsi ora. Ma dov'è il freno?