martedì 16 marzo 2010

Guccini

Francesco Guccini appare sul palco come solo un grande vecchio sa fare. Ha il dono della parola e la usa come pochi, per seguire un percorso linguistico e ancor prima personale di assoluto rilievo. Racconta fatti di ieri e di oggi, li commenta e la platea è attenta: ride, applaude, partecipa ad un rito che da anni si ripete sempre uguale. E' un rito a cui portare rispetto, perchè le parole (come dicevo) e la musica sono di valore. Lui si prolunga e a volte si perde tra i suoi aneddoti e una ragazza gli grida: "Canta!" Lo dice con affetto. Lui non lo capisce del tutto, ma argutamente risponde: "Il cantante non è un jukebox!". Ognuno ha una sua canzone, che ama maggiormente e vuole sentire. Si sente gridare: "L'Avvelenata"! "Il vecchio e il bambino"! Bologna!... Francesco si rivolge al suo pubblico e dopo aver spiegato che c'è una scaletta da seguire, ci sono vincoli SIAE e non ricordo cosa d'altro, dice una delle cose più belle che mi è capitato di ascoltare ad un concerto: "Su dai... lasciatevi servire!".
Il servizio è stato buono venerdì, 12 marzo a Trieste, nelle due ore e passa di concerto/dialogo del cantautore bolognese. E' un ricordo piacevole quello che resta alla fine. La mia canzone preferita "Quattro stracci" Francesco non l'ha cantata. Ne ha fatta però un'altra, che mi è sempre piaciuta molto, e che, come ha detto anche lui, racchiude un pò il senso della sua ricerca di scrittore, ovvero cantare "il tempo". La canzone è "Il tema" e dice tra l'altro:
E dirò di pietre consumate, di
città finite e morte sensazioni
racconterò le mie visioni spente
di fantasmi e gente lungo le
stagioni, canterò soltanto il
tempo...
Ho sempre considerato il passato come unico luogo mentale possibile da raccontare, essendo il presente troppo "qui e ora", per non subirne quel coinvolgimento emotivo che non consente la giusta distanza nel guardare le cose. Spero di avere la voglia e il tempo per continuare a scrivere in queste pagine anche domani e raccontare quindi questo nostro oggi, che cerco di analizzare, ma fatico a comprendere.