lunedì 5 luglio 2010

Una mattinata di luglio

Sabato 3 luglio, tarda mattinata. Si sta svolgendo un incontro pubblico sulle opere prime del cinema italiano. Un critico a me sconosciuto fa domande sui generis ad alcuni registi, produttori e attori, pescando all'interno di un bagaglio a cui credo attinga di continuo. Il critico presenta poi alcuni altri ospiti che lo raggiungono al tavolo dei relatori. Uno di essi porta una maglietta con su scritto "mai dire opera prima". La ragazza, un pò attardata rispetto gli altri, li raggiunge mettendosi a sedere all'estremo del tavolo. Mentre tutti iniziano a conversare lei appare a disagio, continua a muoversi compulsivamente, nervosa o innervosita. Prima che la discussione entri nel vivo lei chiede ad alcuni del pubblico se può avere la sua borsa. Si alza per anticipare l'arrivo di coloro che prontamente gliela stanno portano. Noto solo ora che la guardo in piedi, come cammini tenendo le gambe lasciate scoperte dal corto vestito e come queste siano alquanto incurvate. Appare impacciata sui tacchi che porta, non ha decisamente una camminata da modella. Lei si siede, e mentre gli altri parlano inizia a frugare dentro la borsa con frenesia. Ne tira fuori poi una scatola per il fumo. La apre e ne estrae un filtrino che infila al lato della bocca. Inizia quindi a rollarsi una sigaretta con una maestria veramente notevole. Gli altri relatori appaiono alquanto sorpresi. Lei lecca e poi scalda con l'accendino il lembo della cartina, poi accende la sigaretta, cominciando ad aspirare fumo a boccate compulsive: una, due, tre (espira il fumo direttamente dalle narici), quattro e poi sembra in parte rilassarsi. Gli altri continuano a parlare anche se i più cominciano a essere alquanto invidiosi della fumatrice, aspirando anch'essi ad una sigaretta, ma cercano di trattenersi. Lei fuma rapida, finendo quindi la cicca, poi la spegne direttamente a terra sulle doghe del pavimento della terrazza dell'albergo che ospita la manifestazione.
La cosa mi è parsa divertente per il tono del tutto informale mantenuto dalla ragazza nel contesto (meno per la sigaretta spenta sulle doghe!). Siamo a Trieste durante la giornata conclusiva dell'undicesima edizione del Festival Maremetraggio. Siamo in Piazza Unità alla terrazza dell'esclusivo Harry's Grill - Grand Hotel Duchi D'Aosta: sono le dodici circa. Io sono seduto tra le prime file del pubblico che sta seguendo l'incontro/carrellata con autori, registi e attori dei film partecipanti alla sezione Ippocampo del festival. Io siedo con il regista romano Claudio Noce e il suo produttore. Dietro a me ci sono Sergio Rubini e un insieme variegato del miglior cinema italiano di nuova generazione (Michele Riondino, Valerio Mieli, Marco Luca Cattaneo, Edoardo Leo). Al tavolo Filippo Mazzarella (il critico) sta parlando con Alessandro Aronadio (il regista), Lorenzo Balducci (l'attore protagonista) e Rocco Papaleo (coprotagonista). Lei è Isabella Ragonese, nel cast del film "Due vite per caso". Lei ha uno sguardo veramente magnetico e una consapevolezza notevole. Lei è probabilmente una delle attrici più importanti tra quelle della sua generazione e probabilmente una di quelle che segnerà il cinema italiano dei prossimi anni. Alcuni titoli: Nuovomondo di Crialese, Tutta la vita davanti di Virzì, Dieci inverni di Mieli, Viola di mare di Donatella Maiorca, La nostra vita di Lucchetti. A fine incontro, nello scambiarci alcune parole, mi sorprendo per questa siciliana, classe '81, carismatica oltremodo, moderata e incisiva nelle parole come poche mi sia capitato conoscere. Quello che mi ricorderò di lei è però quella sigaretta fumata con avidità, quella naturalezza dei modi che non è semplice trovare in giro.
P.S. Due vite per caso è un bel film, ispirato, ma solo ispirato da Sliding doors.