sabato 14 agosto 2010

Le vacanze

Vi ho lasciato il giorno 3 agosto mentre facevo le valigie e mi ritrovo qui oggi a disfarle. Sono passati 11 giorni e mi pare al contempo uno spazio brevissimo e lunghissimo. Quest'anno sono stato in Svizzera, il cantone francese, Ginevra, il Vaud e poi fino a Basilea. Credo di aver accumulato una quantità di stimoli da poter occupare parecchi dei prossimi post. Vedremo se sarà così. Per ora voglio farvi una piccola sintesi del mio viaggio, come fosse una premessa per capire quanto scriverò prossimamente.
La sera del 3 agosto, valigie completate, decido di andare a sentire Patti Smith che canta a Grado. Già il fatto che il concerto sia qui a pochi chilometri da casa mi pare un buon motivo. Lo sarebbe anche solo per dare coraggio "economico" a chi organizza queste cose in queste terre sempre un pò ai margini delle cose. Il concerto comincia alle nove, c'è un temporale in arrivo e circa mezz'ora prima, mentre ascolto da lontano suonare un cantautore tarvisiano che ha il compito di aprire la serata, sto appollaiato sul muretto della diga, parlacchiando con Alessia del diluvio universale che credo sarebbe scoppiato fra poco. Vedo passarmi accanto Lenny Kay, il chitarrista storico di Patti Smith: lo riconosco dai cappelli lunghi e bianchi. Al suo fianco, con una maglietta con disegnato un teschio, la solita giacca lunga e abbondante e i soliti stivali, se ne sta Patti. Ci passa accanto, a circa due metri, si ferma a contemplare la spiaggia e il mare, a guardare il temporale che arriva. Si toglie gli stivali e anche Kay lo fa, poi scendono lungo l'arenile, camminano nell'acqua, si scattano delle foto tra loro.
Nessuno li riconosce e io e Alessia li guardiamo e decidiamo di continuare a fare gli spettatori e di non rovinare quel momento privato per chiedere una foto o un autografo come in realtà avrei la tentazione assoluta di fare. Scatto qualche foto al volo e mi piacciono così, per come sono venute, imperfette, sgranate, perché rendono bene la tenerezza di quel momento di due vecchi adulti bambini che giocano con amicizia tra loro (qui una foto in allegato).
Poi il concerto, imperfetto, con la pioggia che è lì per venire giù, ma non viene; con gli strumenti che non vanno e lei vecchia e scatenata e trascurata come sempre saluta e si sgola: un mito per me.

Poi il giorno dopo si parte, presto. Si visita il castello di Fenis, poi si raggiunge Aosta. Si visita un pò il centro che non avevo mai visto. Il giorno dopo, prima di partire vado al chiostro della Collegiata dei Santi Pietro e Orso. Qui convinco un architetto della Soprintendenza della regione Valle d'Aosta a farmi visitare gli affreschi ottoniani dell'anno 1000 d.c., nascosti nel sottotetto della navata della chiesa. Poi il traforo del Monte Bianco, Courmayer e poi Ginevra. Si dorme a Gex, in Francia. Il giorno dopo siamo a Losanna: il centro, la mostra di Zep, il disegnatore di Titeuf (un pò di fumetto ci vuole sempre), Ouchy, il lago, il museo olimpico. Poi in macchina fino a Chexbres, lungo i vigneti del Lavaux. Quindi Vevey dove è sepolto Chaplin e dove non trovo la Villa de Lac di Le Courbusier. Poi di ritorno ci si ferma a Nyon e quindi di nuovo Gex. Il giorno dopo è per Ginevra: il centro, la cattedrale, il palazzo dell'ONU, lo shopping. La sera, alle dieci, c'è la festa agostana di Ginevra, ci sono i fuochi d'artificio, bellissimi e lunghissimi sul lago, tra una folla immensa. Il giorno seguente siamo in viaggio, facciamo un casino per vedere la tomba di Audrey Hepburn a Tolochenaz. La troviamo per miracolo, grazie ad un ragazzo di Brescia. E' un luogo misero e al contempo bellissimo per l'umiltà che ne traspare (qui l'esterno del cimitero).

A mezzogiorno siamo a Yverdon-les-Bains visitiamo l'area che nel 2002 fu dell'Expo. Poi raggiungiamo l'area dei menhir: quasi una piccola Stonehenge. Poi ancora in viaggio fino a Neuchàtel, quindi fino a Basilea. Quando arrivo, parcheggio e attraverso, per raggiungere a piedi l'albergo, un piccolo parco vicino l'Università. E' domenica, sento un tango suonare e vedo quindi della gente imparare a ballare sotto un portico, così, in maniera privata, poetica. E' una scena di una pace assoluta. Penso, in quel momento, che passerò tutte le ore che dedicheremo a Basilea in quel parco, invece poi non ci tornerò più. La sera giriamo il centro con un silenzio irreale: è bellissimo.
Il giorno dopo sconfiniamo in Germania, visitiamo il Vitra, con il museo di Frank Gehry, il padiglioncino di Tadao Ando e lo shop della Vitra di Herzog & de Meuron. Poi si va alla Fondation Beyeler, progettata da Renzo Piano, che ospita tra l'altro una mostra incredibile di Basquiat: qui vedo l'uomo che cammina di Giacometti e ne resto incantato. Poi si gira in centro con le viette, i negozietti, la bellissima cattedrale. La sera mangiamo in Francia, in una brasserie, costa molto meno ed è a cinque chilometri soltanto dall'albergo.
Il giorno dopo visito il Kunstmuseum con l'impressionante carrellata di opere antiche e moderne: resto affascinato da un quadro di Lucas Cranach del 1500 e dall'Isola dei morti di Arnold Bòcklin. Poi vado al museo Tinguely di Mario Botta e mi lascio impressionare dalle fantasie robotiche dell'artista svizzero. Il pomeriggio vado alla Shaulager, di Herzog & de Meuron dove c'è la personale di Mattew Barney: gli spazi sono impressionanti, il minimalismo si sposa ad un gusto per la materia e per il particolare che mi entusiasma. Poi si torna in centro, prima vado a Sant Alban e quindi mi metto a disegnare in un giardino davanti al Reno: della gente si lancia nelle acque con delle boe gonfiabili, sono dei pazzi, ma sono molti.
La mattina riprendiamo l'autostrada verso Berna. Visitiamo il Centro Paul Klee di Renzo Piano. Qui c'è una mostra sull'evoluzione artistica di Picasso e Klee messe a confronto. Vedo quadri mai visti prima, specie di Klee e ne capisco solo in questa occasione la totale e assoluta grandezza. Scendiamo a Berna: il centro storico è splendido, saliamo sino al Kunstmuseum, che ospita anche il museo Albert Einstein. Scendiamo verso l'Italia, dormiamo in montagna a Panex, vicino a Villars, nella dependance di due vecchi sessantottini svizzero-italo-francesi, spannati come pochi. Si sta bene, è alta montagna, l'aria è freschissima: la sera alcuni cerbiatti ci tagliano la strada.
La mattina dopo andiamo a visitare il castello di Chillon e riviviamo un pò il mito romantico di Byron: è una visita lunghissima, ma molto didattica. Poi andiamo a mangiare a Montreux, visitiamo gli shop con le tracce passate di uno dei luoghi dedicati al jazz più famosi al mondo. E' strano, ma sul lungo lago capeggia solo la statua di Freddy Mercury dei Queen. Potrei comprare un cappellino autografato dal cantante per soli 1250 franchi svizzeri!! Le ore successive sono dedicate alla fine di un viaggio, al relax sul lago Lemano: Alessia legge un libro di Simenon e io disegno i passanti di fronte ad un the caldo. Poi verso pomeriggio tardo ci rimettiamo in auto e attraverso il traforo del Gran San Bernardo torniamo ad Aosta. E' sera tardi e decidiamo di dormire qui.
Il giorno successivo ci rimettiamo in auto con calma fino a Monfalcone, ci fermiamo qua e là, ce la prendiamo comoda. La sera siamo a casa e si decide di andare a Trieste a vedere il concerto dei Morcheeba in Piazza Unità. Il concerto, dedicato perlopiù all'ultimo lavoro Blood Like Limonade, è travolgente. Skye è bellissima con un vestito che non capisci se venuto fuori da un atelier italiano o da un mercato africano: molto optical-art direi. Dopo il concerto scambiamo alcune parole con Ross Godfrey, il chitarrista, più interessato a trovare da fumare che alla gente con cui parla.
Basta, finisce qui, passate le ferie, come dicevo brevissime. Meno male, altrimenti sarei morto!!