lunedì 14 febbraio 2011

E il resto conta poco!

Ho visto ieri, alla manifestazione di Roma, donne sfogare delle frustrazioni maturate attraverso giorni, settimane, mesi e anni; cantavano e ballavano sul palco di Piazza del Popolo, People Have the Power di Patti Smith e qualcuna, le più giovani, piangeva nel sentire il momento. Dicevano di rivendicare una dignità calpestata, di farlo per prendere le distanze da un'idea di donna che non potevano condividere. Un'idea di donna-velina (che poi "velina" è per me prima di tutto la carta, quindi qualcosa di trasparente, che non copre completamente, che è inutile). Ho sentito e letto poi il pensiero di donne che dicevano che non sarebbero mai scese in piazza, perché quelle certe donne sono qualcosa d'altro da loro e non c'è il bisogno di rimarcarlo, che la dignità sussiste, che quelle esistano (come problema) o meno. Tutte d'accordo sulla dignità, indipendentemente dalla propria idea di voto, ma non sui modi di ribadirla e rivendicarla. E nel mezzo loro, questa minoranza, di donne, educate da donne (certo anche da uomini credo), coccolate da donne quando erano bambine e ora in parte strumentalizzate ancora una volta da donne (altre).
La questione femminile è una cosa complessa, quanto la politica; esistono entrambe da sempre. La questione femminile è cosa seria e la politica pure. E poi come sempre ci sono i diritti e come sempre, per fortuna, i doveri. Il problema è culturale e la sconfitta è in tal senso sempre dietro l'angolo. Giulia Bongiorno ha detto, dal palco di Roma, che bisogna stare attenti, è sempre un problema di linguaggio, di uso delle parole, del senso volutamente dato. Le parole sono pietre mi hanno insegnato persone che stimo o apprezzo e quando uso il termine "donna", ho consapevolezza del "fuori" e per quanto mi consenta la mia sensibilità anche del "dentro" implicito nel termine; ma sempre ad un essere umano finisco per pensare, con tutto il bene, con tutto il male, con tutto il conosciuto e lo sconosciuto che tale condizione propone. E l'unica cosa che ad un essere umano (e non solo umano) va riconosciuto è il rispetto. E ogni appellativo, ogni sottolineatura, oltre a questo sono, in fondo, superflui.