mercoledì 8 giugno 2011

Restiamo sul "pezzo"

Ho letto da qualche parte (e non riesco veramente a ricordare dove, lo giuro!, forse era un graffito) una frase, che diceva: "Sono già contro la prossima guerra". E' questo grido preventivo, a sembrarmi oggi l'arma migliore. Non mi pare il caso di affrontare sempre le cose quando ormai l'onda ci sommerge e noi stiamo annaspando a fatica. Per questo andrò a votare e voterò Sì, Sì, Sì a questo referendum, sui tre quesiti inerenti il nucleare e l'acqua, sperando che il quorum venga raggiunto. Per il quarto quesito, sul legittimo impedimento, voterò comunque, ma senza dirvi come, poiché ognuno è corretto possa rimettersi al proprio sentire culturale e politico.

Il discorso sul nucleare non è una questione prettamente italiana: in un'Europa senza confini, non possiamo limitarci al votare per dire no alle centrali in Italia. Non possiamo fare una riflessione limitata al "quartiere". Il nostro rifiuto al nucleare in Italia è un atto che deve valere indirettamente a tutela di tutti i paesi europei (e non solo), anche di quei paesi dove magari, al momento dell'adozione di una politica nucleare, un'opportunità referendaria forse non era stata concessa. Inoltre, se oggi a due passi da noi, in Slovenia, ci troviamo una centrale nucleare di vecchia generazione, senza che qualcuno si sia preoccupato di valutarne le conseguenze anche per Trieste, anche per Venezia, ecc., a me non sembra che questo costituisca una scusa per ricambiare il fardello. Nel sentirci fortunati per questa nostra democrazia, che a volte traballa, nel sentirci però anche europei e vicini al nostro prossimo d'oltreconfine (indipendentemente dal confine), vi prego andiamo a votare: siamo già contro la prossima guerra!

Sull'acqua: non so se sia meglio un gestore pubblico o uno privato. Di certo la legge di riferimento è lacunosa e poco chiara (quindi una riflessione comunque lo merita), e so per certo che già un ragionamento economico (di profitto specialmente) attorno a questo bene insostituibile, mi crea un disagio profondo.