domenica 3 luglio 2011

Ragazze

La casa parigina di Rue de Beautreillis, nel Marais, ha ospitato, quarant'anni fa, il 3 luglio 1971, per l'ultima volta Jim Douglas Morrison. La sua vita, si dice, sia finita in una vasca da bagno. Lo scoprì, ormai morto, si dice, la sua compagna Pamela Courson, che morirà tre anni dopo il 25 aprile 1974. La storia del cantante di The Doors è rappresentata dalla sua musica (ormai eterna) e in questo breve fatto di cronaca, che ne ha definito il mito. Solo la morte in giovane età e il mistero che l'avvolge è in grado di qualificare un mito; perché l'uomo ha bisogno di un confronto continuo con il mistero della morte per dispiegare la propria mente e i propri sentimenti. Se verifichiamo questi misteri, la maggior parte della volte, essi trovano una loro equivoca risposta nell'assunzione letale di droga. Ma ciò rende troppo debole e umano il mito e una morte banale non permette di riconoscersi nelle vicende retoriche. Ho visitato la prima volta il cimitero del Père Lachaise all'inizio degli anni '90, creo nel 1992, in agosto. Ero con un amico e abbiamo in quell'occasione giocato alla ricerca del mito. Jim Morrison, è sepolto lì. La sua tomba non è semplice da trovare, almeno in quell'epoca era poco segnalata, ma non sufficientemente da impedire, allora, un pellegrinaggio continuo. Io porto il ricordo di una ragazza dai capelli rosso-arancio, completamente vestita di nero con una specie di sottoveste a ricoprire i vestiti, nonostante il caldo afoso d'estate. Accendeva dei ceri e guarniva con piccoli fiori e con fare attento la tomba del cantante (una cordonata di pietra, cava al centro dove era piantato un piccolo arbusto, limitata su di un lato da un parallelepipedo di pietra con ancorata la targa commemorativa in bronzo). Guardai a lungo quella ragazza, che infine si voltò per permettermi di notare le lacrime che rovinavano un trucco pesante. Gli scattai una foto con una macchinetta a pellicola usa e getta. E' una foto che amo molto, che ripenso ogni volta sento qualcuno prendersi gioco dell'affetto di un fan per il proprio cantante preferito, per un proprio "mito", qualunque esso sia. Nel 2005, durante l'allestimento di una nostra mostra dedicata ad Andrea Pazienza a Monfalcone, in una sala veniva proiettato in continuo un filmato con le immagini del disegnatore, che parlava o raccontava il suo rapporto con il mondo di allora. Mi ricordo che mentre facevo da custode alla mostra, una ragazza si era seduta, da sola, dinanzi al video; lo guardò per un bel pezzo, poi la sentii singhiozzare, con il rumore amplificato dalle stanze in quel momento vuote e risonanti, e la sentii rivolgersi al Paz, che stava parlando dal video delle sue storie di droga, con un sentito e ripetuto: "Stupido! Stupido!". La cosa mi toccò molto. Avevo conosciuto alcuni anni priva della mia visita parigina un'altra ragazza, giocando con lei e altri amici a pallavolo in spiaggia a Monfalcone. Una sera, seduti al bar lei mi aveva confessato di non riuscire a dormire dei sonni tranquilli. Faceva dei sogni ripetuti e in particolare sognava Jim Morrison ancora vivo: che il suo spirito vagante (non uno spettro, badate, ma la sua immagine reale trasportata nell'etere!!) gli svelava ogni tanto, di notte, delle vicende raccapriccianti, che la ragazza non voleva raccontare nei particolari, per non spaventarmi, diceva. Una volta, nel parlarne, mi capitò di vederla piangere e ne fui alquanto impressionato. Aveva un'amica che, in quel finale degli anni '80, si incideva le braccia con una lametta, a prodursi dei tatuaggi primordiali. Interessanti quegli anni. Sono tornato ancora al Père Lachaise anni dopo nel 2004, per visitare altre tombe, perché gli interessi cambiano; ho scattato ancora qualche foto a quella di Jim Morrison (più disadorna, più abbandonata e meno frequentata di come la ricordavo) e non vi nascondo che mi piacerebbe visitarla ora, nella data del quarantennale della sua morte, per comprendere come cambino i sentimenti della gente, come si modifichino i loro atteggiamenti verso le cose che ci circondano. Della visita del 2004 ricordo in particolare, oltre alla tomba di Oscar Wilde, quella di un'altra ragazza, le cui vicende mi hanno da sempre molto colpito. Ripenso ora come fosse anche lei vittima di un amore e dei tempi, e noto dei parallelismi con la storia di Morrison e la sua Pamela. La tomba era quella di Jeanne Hébuterne, compagna di Amedeo Modigliani. Modigliani muore il 24 gennaio 1920. Jeanne, incinta, si suicida, lanciandosi dalla finestra di un appartamento al quinto piano, morendo sul colpo. Mi piacque molto allora quell'epitaffio, scritto sulla sua tomba (le sue spoglie furono trasferite lì, accanto al suo compagno di sempre, solo nel 1930, poiché la sua famiglia prima di allora non lo aveva concesso):"Di Amedeo Modigliani compagna devota fino all'estremo sacrificio". Le passioni umane scrivono quotidianamente nuove storie.