sabato 4 febbraio 2012

Sulla morte, con misura

Riprendo nel titolo di questo post quello di una poesia di Wislawa Szymborska. La poetessa polacca è morta a Cracovia la notte del 1 febbraio. L'ho saputo oggi, altrimenti ne avrei scritto prima, come omaggio intendo, perché è stato il suo lavoro, negli ultimi anni, per me una continua scoperta. La sua opera poetica è frutto di una sintesi, dalla prima pubblicazione ufficiale del 1952 all'ultima nel 2005, espressa in quattordici piccoli volumi (dodici?), nell'uso di un linguaggio non intellettuale, pur nella ricerca intellettuale che ne sottende l'uso. Mi piace ricordarla come poetessa "postmoderna", per il suo rifiuto delle grandi narrazioni e dei grandi racconti, senza però cadere mai nel minimalismo. Ironica a volte, accattivante, ma con grazia, dedita al paradosso, al dubbio come contraddizione e ricerca. Donna e autrice impegnata politicamente nelle vicende storiche che portarono al 1989 polacco e anche premio Nobel per la letteratura nel 1996. E' stato il vivere quotidiano il suo soggetto principale, là dove il "minuto", prima che il minimale, diventava ogni volta una sorpresa, un miracolo appunto. Con ironica lucidità seppe affrontare il tema della morte e a quella ha saputo dedicare vari componimenti più o meno indirettamente, tra cui quello del titolo. E' merito involontario di Alessandra, nel suo avermi indicato la pubblicazione Elogio dei sogni, allegato di una collana di poesia del Corriere della Sera, l'avermi anche concesso di correlare nuovamente un nome impronunciabile ad alcune opere che erano state per me motivo inconsapevole di intenso interesse; dal 2005 direi, quando, sul numero 200 del mensile Poesia scopersi, tra le molte scelte proposte, quel componimento che dà il titolo a questo scritto: Sulla morte, con misura, appunto. Non sapevo del suo premio Nobel allora, nè della sua esistenza in quanto poetessa; da questa poesia è nata invece una passione recondita che poche settimane fa, in dicembre e ora, con la sua morte e tutto quanto se ne è detto sui gornali, ha trovato anche una sua collocazione letteraria e umana più precisa. Coincidenze. Voglio omaggiare qui la Szymborska riportando uno stralcio che reputo saliente di quella lunga poesia letta nel 2005; è un fatto personale, senza grandi costruzioni dietro, senza eccessi, ma con grazia, spero, come forse, ora che ne so di più di lei anche come persona, all'autrice sarebbe piaciuto. Forse. Comunque "con contraddizione".
Non capisce gli scherzi, non sa nulla/ di stelle, di ponti, di miniere, è incapace di tessere, di coltivare i campi, di costruire navi, di cuocere dolci.// Nel nostro conversare di progetti futuri/ infila la sua ultima parola/fuori tema.// Non sa neppure compiere/ ciò che direttamente riguarda la sua arte:/ non sa scavare tombe,/ né inchiodare una bara,/ né rimettere in ordine quando sgombera.// Occupata ad uccidere/ lo fa maldestramente,/ senza metodo e pratica./ Come se con ognuno di noi/ stesse imparando a fare il suo mestiere.// I trionfi sono certo trionfi,/ ma sconfitte quante,/ colpi falliti,/ prove ripetute!// (...) Chi afferma che la morte è onnipotente/ è la vivente smentita/ al proprio credo.// Non c'è una sola vita/ la quale per un attimo non sia stata immortale.// La morte/ arriva sempre tardi su quell'attimo.// Invano tormenta le maniglie/ di invisibili porte./ Quanto fu conquistato/ non può più riprendersi.