giovedì 25 dicembre 2014

Autocritique

Parlare di un anno che sta finendo è pur sempre annunciare una svolta. Si getta il calendario, così come si gira un foglio appena scritto della propria esistenza, in un libro che sappiamo difficilmente avrà (ad avere molta fortuna) oltre le cento facciate. Scrivere a fine anno è scrivere in forma autobiografica. Come proponeva Edgar Morin, intitolando così un testo del 1959 che parlava delle sue esperienze di vita, in forma di Autocritique. Insomma, ci si racconta e ci si mette in gioco. Ho cominciato presto, a Natale, mentre sento che nella stanza accanto si sta preparando una tavola da onorare. Ci sarebbe molto da dire, e non so se, cominciando ora, riuscirei a completare la cosa per il Capodanno. Per contraddizione vorrei essere sintetico. I termini (le parole) che maggiormente mi hanno impressionato durante il 2014 per il loro uso, ma soprattutto per il loro abuso, sono state: "povertà" e "scontro". Alla televisione una ragazza rispondeva nei giorni scorsi che "povero" è solo colui che non ha un posto dove stare, un riparo sulla testa, e qualcosa di cui nutrirsi. Condivido questa lettura, gli altri vivono solo dei problemi. "Andremo allo scontro" è una proposta di vita che mi spaventa, poiché è improduttiva. Mi meraviglio che stia perlopiù nel linguaggio di chi ha delle responsabilità specifiche. La maggior confusione linguistica che mi pare di avere percepito quest'anno è nell'uso improprio della parola "comunità" al posto di" società", e viceversa. Se la differenza non è chiara, non può esserci nè tutela, nè programmazione. La parola più abusata di tutte: "Etica". Rispetto quali parametri? La seconda (ma l'ho già evidenziato nei post precedenti) "Bellezza". Rispetto quale valore artistico? Ne potrà mai esistere uno assoluto? Il tormentone (e siamo solo al 2014!): "Grande Guerra". E' un fatto interiore o esteriore? Può essere "rappresentato"? O meglio sarebbe viverlo intimamente, per una crescita personale e di conseguenza realmente collettiva. Il problema più grande? https://www.youtube.com/watch?v=zLhvfBRXC_4 (invito alla visione). Una sintesi finale? La distanza dello status intellettuale dal lavoro dei nostri padri.
Sta in questo scarto ciò che chiamiamo "crisi", non di certo in un problema di "domanda", di riduzione/contrazione della spesa. Per che cosa poi che non si abbia già! Mi pare che, nell'iniziare questa disamina di autocritique di fine anno, possano risultare queste riflessioni coerenti con lo "spirito del Natale". Auguri!