domenica 25 gennaio 2015

Speculazione

E' passata la sbornia mediatica dopo i fatti di Parigi. La gente ha smesso di vestire magliette griffate Je suis Charlie. E i gornali hanno rideterminato le proprie tirature rispetto i canoni pre-stragisti. I lettori hanno dimenticato di nuovo i martiri disegnatori, senza ammettere che stavano parlando di fumettisti. Molti hanno un piccolo libretto dalla copertina nera nello scaffale della libreria del proprio soggiorno, stampato da un colosso editoriale recuperando vignette a destra e sinistra nei social quotidiani. Tutto è ritornato com'era nell'orda barbarica dell'invasore comunicativo. E' stata raggiunta infine la giusta distanza per dire delle cose. La libertà di espressione piace, gode dei favori della critica, riceverà il premio Nobel per la pace! Io la sto esercitando in questo istante per dire che a me è dispiaciuto per le persone morte e per le loro famiglie, che infine risultano povera gente disperata e incredula dinanzi alla scomparsa, ma sinceramente di Charlie Hebdo me ne importava poco prima e così adesso. E' un gornale fatto di persone impegnate in un mestiere, consapevolmente, responsabilizzandosi per le proprie scelte. Sono scomparsi degli operai travolti da un carico e dei minatori in miniera e facevano il proprio lavoro e mi è spiaciuto allorché l'ho saputo, nello stesso identico modo. Peccato questi non avessero una folla di colleghi minatori capaci di disegnare per i quotidiani internazionali. Spiace che l'opinione pubblica resti sempre così alla mercé di tutto. Vorrei veramente capire quanti hanno provato un'emozione vera per quanto è successo, anche tra i  parigini, diversa da quella che da sempre chiamiamo "paura per se stessi". Paura giustificata poiché là fuori in questo momento è un vero disastro di gente che si ammazza: per degli ideali, per delle ideologie, per dei fanatismi, per delle economie, per dei diritti,  per delle questioni giuste, per delle questioni futili, ecc. ecc... ma si ammazzano! Una guerra infinita e immensa, grande un'intero giro della sfera terrestre, che degnamente celebra i cent'anni di quell'altra di un secolo fa, la prima mondiale. Se tracciassimo una mappa dell'odierno, resteremmo a terra con la faccia disperata tra le mani. Eppure bisogna proseguire, contribuendo ognuno con il proprio lavoro affinché questa umana avventura possa proseguire: chi disegnando, chi spalando la terra nei campi, chi progettando case. E questo sarà un fare etico e consapevole, senza dubbio degno per celebrare il presente, senza desideri comunicativi, senza bla e bla e bla, cinguettii, socialità network e salite sugli scudi. Chi vorrà speculare su quanto è successo (nel senso di speculazione filosofica intendo, ma vale anche nell'altro significato,,, anzi forse vale di più) potrà continuare a farlo, mentre la ruota gira e l'indifferenza riprende piede, attendendo nuove occasioni di sentimento collettivo, che purtroppo senza dubbio ci saranno.
(foto: Angelo Morbelli, Il Natale dei rimasti, 1903, particolare)